RIFLESSIONI SULLA SHOAH
Michele N. 3^ F

Shoah
Il termine Shoah è stato adottato più recentemente per descrivere la tragedia ebraica di quel tragico periodo storico, anche allo scopo di sottolinearne la specificità rispetto ai molti altri casi di genocidio, di cui purtroppo la storia umana fornisce altri esempi.
Shoah in lingua ebraica significa "desolazione, catastrofe, disastro". Questo termine venne usato per la prima volta nel 1940 dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla distruzione degli ebrei polacchi. Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d'Europa. Ciò spiega come la parola Shoah non sarebbe sinonimo di Olocausto, in quanto la seconda si riferisce allo sterminio compiuto dai tedeschi nei confronti di ebrei, comunisti, Rom, testimoni di Geova, dissidenti tedeschi e pentecostali, mentre la prima definisce solamente il genocidio degli ebrei.
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Nonostante siano stati costituiti più di 20 campi di sterminio tra Germania, Polonia, Italia, Austria, Ukraina e Francia, in questo breve foto-documento di riflessione sulla Shoah, verrà preso in esame il campo di Auschwitz in quanto  è diventato il lager più tristemente famoso per diversi motivi:
  • è sicuramente il campo con il maggior numero di morti (oltre 1 milione di vittime);
  • allo stesso tempo è il campo con il maggior numero di sopravvissuti ad aver fornito testimonianze;
  • inoltre è tristemente noto che Auschwitz sia stato l’unico lager in cui il numero di identità del detenuto veniva inciso nelle carni.
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Il lager di Auschwitz si trova a Blumenthal, piccolo villaggio della Polonia, che oggi fa parte di Brema, fu fondato nel 1940 e fu comandato inizialmente da Rudolf Hoss (foto). A lui si devono la rapida costruzione del campo e l'impiego del gas Zyklon B (acido cianidrico) nelle camere a gas per semplificare e velocizzare le uccisioni.
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Nel giugno dello stesso anno la Gestapo condusse i primi prigionieri nel lager (foto). La quantità media oscillava tra i 13.000 e i 16.000 detenuti, i quali “alloggiavano” nei blocchi; contemporaneamente all’aumento di detenuti, il campo si ampliava trasformandosi via via in un vero e proprio campo di sterminio.
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All’arrivo i detenuti venivano privati di tutti gli effetti personali, compresi i vestiti, venivano loro rasati i capelli, e condotti alla disinfezione ed al bagno. Successivamente veniva loro “tatuato” sul braccio un numero (foto), il loro nuovo ed unico nome. Inizialmente venivano usati per l’ampliamento del campo di concentramento, ma successivamente vennero usati come manodopera a basso costo per l’industria del Terzo Reich.
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In stanze che potevano contenere al massimo quaranta, cinquanta persone, dormivano più di duecento persone. L'internato ad Auschwitz era costretto a dormire in questa struttura di letti a castello (foto). Quasi sempre ce ne erano due o tre per cuccetta, spesso senza materassi o coperte, al freddo e senza ricambio d'aria. Le condizioni igieniche erano pietose, tanto è vero che la diffusione delle malattie e delle epidemie era una forte causa di mortalità e un grosso problema, anche per le SS.
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I prigionieri giungevano al Lager dopo viaggi massacranti. Poi era il momento della selezione compiuta dalle SS. Chi veniva mandato a destra restava nel prato (foto), chi veniva mandato a sinistra (considerato «non utile allo sforzo bellico») veniva caricato sui camion e portato immediatamente in una delle quattro camere a gas mascherate da docce situate a Birkenau dove, in gruppi, i prigionieri venivano uccisi con gas letali (di solito Zyklon B, ovvero acido cianidrico). Ad Auschwitz venivano deportati anche bambini, obbligati, per la maggior parte, sin dal loro arrivo a fare “la doccia”, via diretta verso la morte: infatti, entrati in queste piccole stanze, venivano soffocati con il gas. Peculiarità sulle punizioni applicate dalle SS: i detenuti potevano essere puniti sulla base di qualsivoglia genere di colpa: per aver raccolto una mela, per essersi tolto un dente chiaramente d’oro per ricevere in cambio un pezzo di pane, oppure perché si riteneva che lavorasse “troppo lentamente”.
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L'ingresso alla camera a gas del crematorio 1 è, oggi, segnalato con il cartello riportato nella foto.

I prigionieri venivano obbligati a spogliarsi per una "doccia" (e, per l'ennesima volta presi in giro, visto che veniva invitato loro a ricordarsi il proprio numero, in modo da poter ritrovare i propri abiti dopo il bagno - mentre molti di loro già sapevano o intuivano la sorte che li attendeva). Poi venivano rinchiusi dentro una stanza chiusa ermeticamente e l'arrivo del gas, dall'odore di bruciato, provocava loro una morte certa e rapida. Dopo venti minuti entravano in funzione i ventilatori, veniva disperso il gas ed era compito del Sonderkommando, prelevare e lavare i cadaveri per portarli al crematorio.
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Al di fuori del recinto del campo è visibile ancora oggi il crematorio. Davanti alla sua entrata si può oggi  vedere la forca con la quale fu eseguita la condanna a morte di Rudolf Hoss.
Il crematorio 1 (foto) di Auschwitz è stato il primo ad essere costruito ed era il più piccolo. Nulla a che vedere come dimensioni con quelli di Birkenau.
Comunque una volta che le vittime erano state uccise nella camere a gas era necessario cremarli, e i membri del Sonderkommando erano costretti a seguire un procedimento standard.
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I corpi delle vittime, giacenti inermi, uno sopra all'altro, nelle camere a gas, venivano "trattati" dai membri del Sonderkommando nel seguente modo:
  • venivano irrorati con acqua (per pulirli dalle feci che il gas faceva uscire alle vittime, involontariamente);
  • venivano caricati nel montacarichi, 25 alla volta:
  • i denti d'oro dei cadaveri venivano asportati (c'era una squadra di otto ex dentisti addetta a questa operazione) - così le SS riuscivano a ricavare fino a 10 kg di oro al giorno
  • i capelli delle donne venivano tagliati e messi da parte;
  • fino a tre corpi venivano caricati su ciascuno dei carrelli e spinti nei forni (foto);
  • dopo 20 minuti le ceneri erano pronte per essere caricate su autocarri, e infine, disperse nel fiume Vistola.
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Il block («blocco» o «baracca»): identificava le unità abitative dove alloggiavano i deportati.
L'ingresso di uno dei blocchi (foto) del lager. All'interno dei blocchi sono custodite testimonianze dell'eccidio: montagne di valigie, di occhiali, di scarpe e persino di capelli appartenuti ai prigionieri avviati alle camere a gas.
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Nel Blocco n. 4 (foto) sono raccolti i capelli delle donne uccise - 1950kg - solitamente con le camere a gas, che erano tagliati alle vittime, per essere venduti per 50 penning al kg all'industria tessile, prima che i corpi venissero cremati. Quelli che sono rimasti in questo blocco non hanno fatto in tempo ad utilizzarli o a portarli via, al momento della liberazione di Auschwitz per opera dei soldati ucraini dell'Armata Rossa. Durante la guerra i prigionieri erano fondamentali per mandare avanti l'economia tedesca. La forza lavoro era stata mandata al fronte. Dunque il lavoro coatto serviva a sostituire gli operai che erano diventati soldati. Inoltre c'era il bisogno di materie prime, quindi anche di quelle necessarie per fabbricare i tessuti. Oggi c'è da chiedersi: chi indossava quei vestiti?
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Nel Blocco n. 10 (foto) il dottor Carl Clauberg, a partire dal marzo 1943, condusse degli esperimenti di sterilizzazione di massa. Su incarico di Himmler iniettò un cocktail di farmaci alle centinaia di donne prigioniere in questo blocco, nella loro tube di Falloppio. Sembra accertato che uno dei principali ingredienti fosse la formalina. Clauberg riuscì a bloccare il ciclo mestruale delle internate. Poi, quasi sempre, le povere vittime venivano inviate alla camera a gas.
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Il Blocco n. 11 (foto) era il quartier generale della Gestapo.
Nei sotterranei il vicecomandante Fritzsch sperimentò l'uso dello Zyklon B su 600 prigionieri di guerra russi e su altri 250 pazienti affetti da TBC, il 3 settembre 1941.
Nei sotterranei si possono ancora visitare le celle di isolamento, i banchi dove venivano fustigati i prigionieri, si possono veder i bastoni che sono stati usati per le torture.
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Nel cortile adiacente al Blocco n. 11 (quello della Gestapo) i nazisti avevano fatto costruire un muretto (foto). Furono migliaia le esecuzioni sommarie che ebbero come fondale questo muretto. Una volta la sabbia antistante faceva da letto per il sangue delle vittime.
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Quando il Lager tra il 1940 e il 1945 era in funzione, i reticolati di filo spinato erano elettrificati (foto), e chi tentava la fuga era fulminato dall'alta tensione (6.000 volts).
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Oggi Auschwitz è diventato un museo, il “museo della memoria” e all'ingresso un cartello (foto) ricorda ai visitatori che ci si appresta ad entrare in un luogo dove è stata commessa una tragedia fra le più gravi e orribili della storia dell'uomo. Tutti coloro che visitano il museo devono quindi assumere un atteggiamento rispettoso della memoria di coloro che sono stati barbaramente massacrati o hanno sofferto.

"You are entering a place of exceptional horror and tragedy. Please show your respect for those who suffered and died here behaving in a manner suitable to the dignity of their memory"
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I nazisti decisero di deridere i deportati in questo luogo di concentramento, lavoro forzato, tortura, barbari esperimenti, orribili violenze: pertanto misero questa frase "Arbeit Macht Frei" (foto), che, inopinatamente, significa, in tedesco, "il lavoro rende liberi".
A questa frase gli storici non sanno ancora attribuire un significato unanime: c'è chi la vede come una dichiarazione mistica "il lavoro e la dedizione totale per esso è un presupposto per la libertà spirituale".
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Una delle pricipali testimonianze sull’olocausto è il bel libro, toccante ed educativo “Se questo è un uomo”  di Primo Levi in cui l’autore mette in risalto il senso del dolore, sul fatto che dobbiamo sempre ricordarci che quando noi proviamo dolore, quando stiamo male e soffriamo, ebbene in realtà non stiamo provando nulla di quello che è la vera sofferenza, di ciò che questi uomini hanno dovuto sopportare, perché io credo che il lager sia stato davvero la forma più terribile di come il male abbia saputo manifestarsi (foto).
E quindi noi, tutti, abbiamo il dovere di non dimenticare che per la follia di un uomo sono morti sei milioni di innocenti.
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 "Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell'anima prima che dalla morte anonima.
Nessuno deve uscire di qui, che potrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato all'uomo di fare all'uomo."

Queste frasi tratte dal libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi (foto) riassumono l’intento dell’opera: testimoniare alle future generazioni le ingiustizie patite per avvertirle dal non commettere mai più errori simili.
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... "Erano 7 mila, i sopravvissuti che i soldati sovietici trovarono quel 27 gennaio 1945 (foto), quando arrivarono ad Auschwitz. 60 mila, quelli in grado di camminare, erano stati fatti evacuare dieci giorni prima dai nazisti, che li avevano costretti ad avanzare per chilometri nella più famosa delle marce della morte, in cui i prigionieri dei campi di concentramento che rischiavano di finire in mano alle forze alleate venivano trasferiti in altri campi. Molti morivano prima di arrivarci.
Dal 1940 ad Auschwitz, il più grande dei campi di sterminio del Terzo Reich, furono deportate 1,1 milioni di persone, 1,3 milioni furono sterminate o morirono di stenti, di questi quasi un milione erano ebrei. 232 mila prigionieri erano bambini.."

Queste frasi tratte dal libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi (foto) riassumono l’intento dell’opera: testimoniare alle future generazioni le ingiustizie patite per avvertirle dal non commettere mai più errori simili.
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Il Giorno della Memoria (foto).
La scelta della data ricorda il 27 gennaio 1945, quando le truppe sovietiche dell'Armata Rossa, nel corso dell'offensiva in direzione di Berlino, arrivarono presso la città polacca di Oświęcim (maggiormente nota con il suo nome tedesco di Auschwitz), scoprendo il suo tristemente famoso campo di concentramento e liberandone i pochi superstiti. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l'orrore del genocidio nazista.


GLOSSARIO
Auschwitz Nome tedesco della città della Polonia meridionale Oświęcim. Deve la sua tragica notorietà al campo di concentramento e di eliminazione creato dai Tedeschi durante la Seconda guerra mondiale (dal giugno 1940).
Il campo era diviso in tre sezioni su 42 km2 complessivi: due più grandi, cioè A.I presso il villaggio di Owsianka, che era un campo di smistamento, A.II presso il villaggio di Brzezinka (in tedesco Birkenau), che era un campo di eliminazione dotato di camere a gas e di forni crematori, e A.III (a Monowice), dove si trovavano una distilleria di benzina e una fabbrica di gomma sintetica; inoltre era integrato da una quarantina di campi minori, sparsi nei dintorni. In questi campi, e specialmente a Birkenau, furono uccisi (nelle camere a gas, o con iniezioni di fenolo, o per fucilazione, o per impiccagione) o morirono di fame 4 milioni di persone, per la maggior parte Ebrei.
Block («blocco» o «baracca»): identificava le unità abitative dove alloggiavano i deportati, in condizioni di inimmaginabile sovraffollamento, costringendoli a dormire in 3-4 per ogni pagliericcio disponibile.
Blocksperre («chiudere i blocchi»): un ordine che imponeva a tutti i prigionieri di rientrare nei loro blocchi. Quest'ordine veniva impartito comunemente in vista di una selektion per evitare che gli internati vi si sottraessero.
Canada era così chiamato un gruppo di trenta baracche atte a contenere tutti gli averi dei prigionieri (abiti, scarpe, tappeti, biancheria, liquori.
Gestapo era la polizia politica delle SS. Ad Auschwitz aveva il suo quartier generale nel blocco n°11, ed era comandata dal tenente Maximilian Grabner, sino a che, a seguito dell'indagine tenuta dal giudice Morgen, venne rimosso e portato a Berlino per rispondere alle accuse di omicidio e alla corruzione nel Canada.
Häftling («prigioniero»): termine che definiva l'internato. Spesso era utilizzato in associazione con il numero di matricola tatuato sull'avambraccio sinistro per identificare uno specifico prigioniero. Ad esempio: Häftling 174.517.
Ka-Be (abbr. di Krankenbau): l'infermeria del campo.
Kapò sono i primi fiduciari delle SS, ossia quei prigionieri, che in cambio della mansione svolta, godono di particolari favori.
Kommando squadra di lavoro.
Lager Abbreviazione di Konzentrazionslager («campo di concentramento»)
Muselmann («musulmano»), pl. Muselmänner: termine di origine ignota che indicava un prigioniero sfinito dal lavoro e dalla fame, senza più alcuna volontà di sopravvivenza, destinato alla selektion.
Olocausto è una parola derivante dal greco olokaustos ("bruciato interamente"), a sua volta composta da holos ("tutto intero"), e kaio ("brucio"). Essa definisce una tipologia di sacrificio, specificatamente della religione greca ed ebraica, nel quale ciò che si sacrifica viene completamente arso.
Prominent prigioniero che godeva di una condizione privilegiata rispetto agli altri internati.
Selektion («selezione»): selezione tra gli abili al lavoro e coloro da inviare immediatamente alle camere a gas effettuata dal personale medico tedesco all'arrivo dei convogli di deportati. Il termine indicava anche i periodici controlli medici effettuati all'interno del campo per selezionare ed eliminare i prigionieri più deboli (Muselmänner).
 Shoah Shoah in lingua ebraica significa "desolazione, catastrofe, disastro". Questo termine venne usato per la prima volta nel 1940 dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla distruzione degli ebrei polacchi. Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d'Europa. Ciò spiega come la parola Shoah non sarebbe sinonimo di Olocausto, in quanto la seconda si riferisce allo sterminio compiuto dai tedeschi nei confronti di ebrei, comunisti, Rom, testimoni di Geova, dissidenti tedeschi e pentecostali, mentre la prima definisce solamente il genocidio degli ebrei.
Sonderkommando "Kommando speciale", composta da prigionieri, addetta al funzionamento dei forni crematori e delle camere a gas. I componenti dei Sonderkommando venivano periodicamente eliminati, ad Auschwitz si avvicendarono 12 Sonderkommando, ognuno dei quali utilizzava fino a 1000 addetti.
SS in tedesco il termine Schutz-Staffeln significa "Squadra di protezione". Inizialmente erano un corpo scelto, una guardia personale di Hitler. Sotto la guida di Heinrich Himmler passarono da 250 membri (nel 1929) a 250.000 nel 1939. Ad Auschwitz non furono mai più di 3000, ma furono sufficienti per essere personalmente responsabili del terrore e della barbarie del Nazismo e della volontà di Hitler e dei suoi seguaci.
Terzo Reich Germania nazista (Terzo Reich in tedesco Drittes Reich) sono le definizioni con cui comunemente ci si riferisce alla Germania degli anni tra il 1933 e il 1945, quando si trovò sotto il regime totalitario del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori guidato da Adolf Hitler. Il termine Terzo Reich intendeva connotare lo stato nazista come il successore storico del medievale Sacro Romano Impero (962–1806) e del moderno Impero tedesco (1871–1918). La Germania nazista ebbe due denominazioni ufficiali, Deutsches Reich (tale denominazione venne assunta fin dal 1919 dallo Stato tedesco ) dal 1933 fino al 1943, quando divenne Großdeutsches Reich (it. Grande Reich Tedesco).
Triangoli ogni internato era contraddistinto da un numero di matricola e da un triangolo di diverso colore per ciascuna categoria di internati. Il triangolo di stoffa colorata era cucito sulla parte sinistra del petto e sulla gamba destra. I detenuti politici lo avevano rosso, verde era quello dei criminali, rosa quello degli omosessuali, viola quello dei testimoni di geova, nero quello degli asociali - prostitute, alcolisti, vagabondi, persone refrattarie al lavoro -; gli ebrei avevano un triangolo giallo sopra l'altro in modo da formare la stella di Davide.
Vernichtung in tedesco significa sterminio, ma il vernichtungslager di Auschwitz era un campo ideato per l'annullamento, e non semplicemente uno sterminio.
Zycklon B è il gas utilizzato per lo sterminio di massa, composto da cianuro, cloro e azoto (acido cianidrico).


Bibliografia: